< Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.

I Nibelunghi 207

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:278|3|0]]

Cercò ratto d’aver. Di lui la mano
Ciò ben difese, e scricchiolâr di lei
L’ossa e con l’ossa la persona. Allora
635L’aspra tenzon divisa andonne, e quella
Fu veramente di Gunthèr la sposa.
  Deh! nobil re, disse colei, la vita
Tu dêi lasciarmi! E ciò che ti fec’io,
Ratto mi si perdoni! Io d’ora innanzi
640Del nobile amor tuo schiva mostrarmi
Non vorrò, chè davver! sperimentai
Ch’esser puoi tu di donne alto signore!
  Di là si trasse, come se le vesti
Trar si volesse, principe Sifrido,
645Giacer lasciando la fanciulla. E in pria,
Di guisa tal che l’inclita regina
Sentore non avea, cavolle un aureo
Anello da la man, le tolse ancora
Il cinto, ed era con grand’arte intesto
650A passamano. — Inver non so, cotesto
S’ei fe’ per tracotanza e per ardire. —
Alla sua donna il diè Sifrido, e poi
Cagion gli fu di doglia il fatal cinto.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.