< Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta.
226 I Nibelunghi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:297|3|0]]

Di Sifrido alla terra egli invïava
Le sue novelle, e volentier Brünhilde
60Lor diè vesti d’assai belle e pompose.
  Voi, valorosi, disse allora il prence,
Come s’io stesso favellassi (questo
Non si taccia da voi), per me direte
A Sifrido gagliardo e a quella mia
65Sorella ancora che nessuno in terra
D’elli più caro esser mi può. Ancora
Sì gli pregate ch’ambo a noi sul Reno
Vengano, chè vogl’io con la mia donna
Esser per sempre a’ lor servigi. Innanzi
70Al vicino solstizio egli, Sifrido,
E gli armigeri suoi molti gagliardi
Qui potranno veder che a lui con grande
Onor dènno venir. Li miei servigi
Anche offerite a re Sigmundo, e ch’io
75Sempre a lui, con cotesti amici miei,
Son devoto e fedel. Dite pur anco
Alla sirocchia mia ch’ella non lasci
Di venir cavalcando appo gli amici,
Che altra festa non fia di lei più degna.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.