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236 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:307|3|0]]
Da’ lor cavalli e palafreni al suolo,
Di re Gunthero per entrar nell’aula,
Così come fa l’uom, vennero allora
Garzoni e vecchi a dimandar novelle,
280E il nobil cavalier così dicea:
Ratto udirete ciò che al mio signore
Dirò. — Così n’andò co’ suoi consorti
Là ’ve Gunthero ei rinvenia. Balzava
Per molta gioia dal suo seggio il prence,
285E perchè così tosto erano i messi
Di là tornati, Brünhilde leggiadra
Grazie a tutti rendea. Lor disse intanto
Prence Gunthero: Oh! come sta Sifrido,
Da cui tanta d’amor vennemi prova?
290Rosso per gioia egli si fe’, rispose
Gère avveduto, e si fe’ rossa pure
Vostra sirocchia. Nessun uom giammai
Cose sì belle ed amorose indisse
Ai dolci amici, come a voi le indisse
300Prence Sifrido e il padre suo pur anco.
La sposa allor del nobile signore
Così disse al Margravio: Ora mi dite