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I Nibelunghi | 265 |
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295Ciò veramente a me sarìa dolore
Senza misura! — I buoni cavalieri
Guardavansi l’un l’altro. E si dovrìa,
Dicea Sifrido valoroso intanto,
Questo a donne imparar perchè lasciassero
300Lor parole oltraggiose. Alto divieto
Fanne, Gunthero, alla tua donna, ch’io
Alla mia donna il farò ancora. E invero
D’atti sì tristi i’ mi vergogno assai.
Fûr separate, al cessar di que’ detti,
305Le vaghe donne, ma d’assai crucciavasi
Brünhilde, e sì dovean pietade averne
Di Gunthero gli amici. Ecco! venìa
Hàgene di Tronèga. Ei s’accostava
Alla signora sua, chiedea che mai
310Avvenuto le fosse, or che piangente
Ei la rinvenne. E gli narrava aperto
Il tristo caso ella medesma. Allora
Hàgen promise che n’avrìa la pena
L’uom di Kriemhilde, o ch’egli stesso mai
315Non avrìa gioia in sempiterno. Venne
A quel sermone Ortwin pur anco e venne
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