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I Nibelunghi | 289 |
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E quattr’uri gagliardi ed un immane
Cervo atterrava, rapido. Sì forte
Portavalo dovunque il suo destriero,
125Che nulla gli sfuggìa. Davver! che a stento
Scampo s’avean da lui damme e cerbiatti!
Ma il can sagace ritrovò un gran verro.
Perch’ei la fuga incominciava, il sire
Della caccia venia su l’orme sue,
130S’arrestava a l’istante, e contro al prode
Balzava il verro in gran disdegno. Allora
Con la spada il colpìa l’uom di Kriemhilde
(Deh! che cotesto non avrìa mai fatto,
In sì agevole guisa, un cacciatore!),
135Ed altri il cane trattenea, la belva
Poi che Sifrido ebbe atterrata. Assai,
Appo quei di Borgogna, conosciuta
Fu di Sifrido la copiosa caccia.
Diceano i cacciatori: Ove ciò sia
140In piacer vostro, deh! lasciate omai,
Prence Sifrido, incolume di queste
Fiere una parte! Oggi ne fate voi
Disgombro il monte e la valle pur anco.
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