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326 | I Nibelunghi |
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E di vesti gran copia a’ poverelli
365Data fu in dono. Ella così mostrava,
Chiaro mostrava che al diletto sposo
Fido pensier serbò. Ma nel mattino
Che fu terzo, e nel tempo che si cantano
Messe, dinanzi al monaster, di genti
370Di quella terra che piangeano assai,
L’ampio sacrato si fe’ pieno. A lui
Così servìan, dopo la morte sua,
Come suol farsi per diletti amici.
Ne’ quattro giorni, così allor fu detto,
375A’ poverelli, per l’alma di lui,
Marchi fûr dati, e forse più d’assai,
A trentamila, e la sua gran beltade
E la persona là giaceasi in terra
Qual spregevole cosa. Allor che a Dio
380Fu servito e compiessi ogni cantare,
Con immenso dolor là s’affollava
Molto popolo intorno; e si fe’ cenno
Di portar ne la fossa il prence estinto
Fuori del monastero, e chi da lui
385Non volentier si separava, a piangere