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342 I Nibelunghi

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Consorti, senza gioia. E volentieri
Alla chiesa ella andava, e ciò ella fea
Di lieta voglia assai. Là ’ve sepolto
Fu il suo diletto, con turbato core
15Ogni tempo ne andava, e raro assai
Ella questo lasciò. Pregava allora
Iddio buono che l’anima accogliesse
Del caro estinto, e pianto fu l’eroe
Con fedel core assai. Ute e i consorti
20Lei confortarno a tutte l’ore sempre,
Ma quel cor di ferita sì profonda
Era piagato, che recarle aita
Nulla potea, per quanto le recasse
Altri sue cure. Altissimo desìo
25Ell’avea sempre del diletto amico,
Quale donna giammai pel suo diletto
Sposo non ebbe. La virtù di lei
Manifesta vedersi in ciò potea,
Ch’ella così, fino alla morte sua,
30Fin che vita durò, Sifrido pianse. —
Poscia costei, la donna di Sifrido
Ardimentoso, la vendetta sua

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