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I Nibelunghi | 351 |
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Non osservati i giuramenti. Tolta
Alla vedova donna incontanente
390Fu l’ingente dovizia; Hàgen di tutte
Le chiavi si fe’ sire, e n’ebbe sdegno,
Come ciò seppe veramente, quello
Fratel di lei, Gernòt. Hàgen, dicea
Prence Gislhero intanto, alla mia suora
395Dolor fe’ grande, e ciò stornar vogl’io.
Che s’ei non fosse mio congiunto, oh! allora
Di lui ne andrìa la vita! — Ora, la donna
Del pro’ Sifrido rinnovò il suo pianto.
Dicea sire Gernòt: Pria che dogliosi
400Andarne sempre per quest’oro, noi
Ingiungere dobbiam che tutto al Reno
Ei sia gittata, onde in eterno alcuno
Mai noi possegga. — Con gran doglia allora
A Gislhero dinanzi, al fratel suo,
405Kriemhilde stette e disse: Ora, o fratello
Diletto a me, di me dàtti pensiero!
Esser dêi tu di mia persona e ancora
Di mia dovizia difensor. — Rispose
Quegli alla donna: Come sarem noi