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lxviii I Nibelunghi

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:67|3|0]]l’ardimentoso Gere starsi nella corte, lui e i compagni suoi che là erano stati mandati. Per l’angoscia del cuor suo, deh! qual dolce nuova ella (Kriemhilde) ricevè allora! Al re ella disse: Ora vedete che là si stanno quelli che son venuti a corte col prode Gere, quali giù pel Reno ha mandati a noi il fratel mio Gunthero.» — Nel qual luogo notiamo che il Cernezzi ha lasciato indietro, oltre ad altre cose di minor conto, tutto il verso: gegen ir herzeleide wie liebiu maere si bevant! per l’angoscia del cuor suo, deh! qual dolce nuova ella ricevè allora! — che è uno di quei versi riempitivi che, come più sopra notava il Bartsch, servono a compiere la strofa. — Per finire, citiamo l’ultima strofa del poema che dal Cernezzi è resa così:

Ciò che poi fu, dirvi non m’è concesso.
Garzoni illustri e cari amici pianti
furon colà da cavalieri e donne:
qui fine ha la novella, e questi fûro
dei Nibelongi i dolorosi eventi.

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