Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
I Nibelunghi | 15 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:86|3|0]]
Ond’erano venuti alla sua terra,
125Gradito al cor così gli venne. Intanto,
Fino al settimo di ne andâr le feste,
E Sigelinde ricca, ad un antica
Legge conforme, per l’amor del figlio
Fulgid'oro spartì, ch’ella volea
130Tanto ottener che fossergli le genti
E benevole e amiche. E là nessuno
Si vide errar mendico, e dava intanto
Vesti e destrieri liberal la mano
Dei due regnanti, come se di vita
135Lor non restasse un dì. Credo non mai
Verso famigli e amici altri adoprasse
Maggior grandezza. Con pregiato onore
Si disciolse la festa, e da vassalli
Ricchi e potenti bene udiasi allora
140Che il giovane guerriero elli bramavano
Aver signore. Ma di ciò desio
Prence Sifrido non avea, quel prode
Leggiadro e bello. Fin che visser ambo
E Sigemundo e Sigelinde, il figlio
145A lor diletto mai non volle in capo