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20 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu{{padleft:91|3|0]]
Abbia con seco re Gunthero. E s’anche
Niun altro fosse fuor d’Hàgene prode,
60Qual ben potrà per disdegnoso vampo
Opre altere compir, sì ch’io d’assai
Temo nel core, ciò soltanto a noi
Esser potrà cagion d'affanno, allora
Che per noi si volesse la regale
65Fanciulla dimandar. — Che mai potrìa
Toglierci questo? rispondea Sifrido.
Cosa che d’essi per amica via
Non ottenessi, la mia man con forza
Aver potrà. M’affido io sì con essa
70Di vincerne le genti e l’ampia terra.
E prence Sigemùnd così rispose:
M’è doglia il tuo parlar. Quando sul Reno
Altri vorrà ridir queste parole,
Tu non potresti mai col tuo destriero
75In quella terra entrar. Da lungo tempo
Noti mi son Gunthero e il fratel suo
Gernòt, nè alcun potrìa per vïolenza
La fanciulla acquistar. — Sì di cotesto
Altri mi favellò, prence Sigmundo