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474 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:115|3|0]]
Di gran mattino, all’alba, ecco levarsi,
Clangor di corni e trombe. Elli doveano
Partirsi, ed a partir già s’apprestavano,
E strinse dell’amico entro a le braccia
60Quei la persona che qualcuno amava.
Deh! che in grave dolor poi li disgiunse
Di re Ètzel la donna! Ora, i figliuoli
D’Ute leggiadra aveansi un uom con seco
Avveduto e fedel. Poi che voleano
65Di là partirsi, al re secretamente
Disse l’animo suo. Deh! che dolermi
Io deggio sì, dicea, ch’esto vïaggio
Facciate a corte voi! — Rumoldo a nome
Era detto costui; forte di mano,
70Un valoroso egli era, ed or dicea:
Perchè dunque la terra e il popol vostro
Lasciar volete voi? Cosa nessuna
Svolger potrà di voi, prodi e gagliardi,
L’anima da cotesto? E di Kriemhilde
75Buono e leal non mi sembrò l’invito.
A te affidata questa terra sia
Col mio picciolo infante, e tu alle dame