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I Nibelunghi | 485 |
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Ebbesi morte. — Con gran fretta intanto
Venìa verso la sponda il navalestro,
290Ma forte s’adirò come non vide
Chi ricordar già intese. Allor che scorse
Hàgene, al valoroso, in questa guisa,
Con gran cruccio d’assai, fe’ tal sermone:
Ben voi potete andar chiamato a nome
295Almerico; ma, inver, da chi aspettavami,
Dissomigliante siete voi. Fratello
E per padre e per madre erami quello.
Or, poichè m’ingannaste, a questa sponda
V’è d’uopo rimaner. — No, no, per Dio
300Potente! gli gridava Hàgene allora.
Armigero straniero io qui mi sono,
Altri guerrieri ho in cura. Or vi prendete
Amicamente esta mercede mia,
Perchè di là mi trapassate, ed io
305Grato assai vi sarò. — Deh! che cotesto
Mai non sarà! rispose il navalestro.
Han lor nemici i dolci miei signori,
E però non vogl’io straniera gente
In questa terra trapassar. Per quanto
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