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I Nibelunghi | 503 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:144|3|0]]
165Dolce fratello mio, chè mi diè assalto
Un uom possente, e me non lascia incolume!
Di ciò son io definitor! rispose
Dancwarto ardito. E tosto il valoroso
Là si balzò vicino e con acuta
170Arma a Gelpfràt liberò un colpo. Morto
Costui ne giacque, ed Èlse volentieri
Vendicato l’avrìa. Con danno grave
Egli e i consorti suoi di là ne andavano.
Morto gli era il fratello, ed ei medesmo
175Ferito andava, e ottanta ivi de’ suoi
Più valorosi con orrenda morte
Si rimanean. Davver! che da’ campioni
Di re Gunthero volgersi dovea
L’uomo illustre alla fuga! E poi che quelli
180Del bavarico suolo ivano lungi
Per quel sentiero, udìansi ancor da retro
Colpi tremendi risuonar. Cacciavano
Quei di Tronèga lor nemici a tergo,
Quali già non credean, pria, di cotesto
185Pagar la pena, e fretta avean d’assai.
Dancwarto eroe, dopo lor fuga, disse: