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I Nibelunghi | 511 |
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Eckewardo ne vien, l’uom di Kriemhilde. —
E si pensava che a colei nemici
Avessero recata alcuna offesa.
Ed ei scese alle porte e là rinvenne
340Il messaggiero, e questi si togliea
Dal cinto il brando e il deponea. Novelle
Ch’egli recò, non fûr celate allora
All’ospite e agli amici, e prestamente
Ogni cosa fu detta. E m’invïava
345Sire Gunthero a voi, disse al margravio
Il messaggier della burgundia terra,
E Giselhèr fratello suo, ancora
Gernòt. Ognun di que’ gagliardi, o sire,
V’offre servigi suoi. Cotesto ancora
350Ed Hàgene e Volkèr con tutta fede
E con intento fanno. Ed io più ancora
Si vi dirò che il connestabil disse
Del prence a me che i buoni cavalieri
Di vostro ospizio hanno bisogno assai.
355Rüedgero allor con sorridente bocca
Così dicea: Me fortunato a questo
Annunzio vostro, perchè illustri prenci