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520 I Nibelunghi

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Gli ospiti e di cotesto elli si dolsero
Veracemente. Come tutti insieme
140Bevanda e cibo ei presero, le belle
Addotte fûro in quella stanza ancora,
E nessun detto si celò che fosse
Festoso e lieto. Favellava assai
Volkero intanto, un cavaliere ardito
145E cortese. Egli disse, egli, di giga
Inclito suonatore, apertamente:
  O margravio possente, assai con grazia
Iddio fece per voi, da che vi diede
Sposa davver leggiadra tanto, e lieta
150Vita pur anco! Che s’io fossi prence,
Il suonator soggiunse, e la corona
Anche portassi, a donna mia vorrei
La vostra posseder leggiadra figlia,
E n’ha desìo quest’alma. Eli’è avvenente
155A guardarsi, ed è buona anche ed illustre.
  Disse il margravio allor: Di qual mai
  foggia
Questo avvenir potrìa che disïasse
Alcun che regni, la mia dolce figlia?

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