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I Nibelunghi | 521 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:162|3|0]]
160Io, la mia donna, qui siam noi stranieri;
Che giova mai di fanciulla a persona
Bellezza grande? — E Gernòt rispondea,
L’uom cortese d’assai: Deh! s’io dovessi
Conforme al mio desìo toccarmi sposa,
165Sempre di cotal donna io sarei lieto!
Piacevolmente assai Hàgene disse:
Or sì che il mio signor, prence Gislhero,
Donna tôrsi dovrà! D’alto lignaggio
È la margravia, e a lei servir potremmo
170Tutti noi volentieri, io co’ suoi fidi.
Così, con diadema, ella dovrìa
Là venir tra i Burgundi. — E piacque assai
A Rüedgero quel detto e piacque ancora
A Gotelinde; ei sì davver nell’alma
175N’aveano gioia! Adopravansi allora
I cavalieri perchè a donna sua
Si prendesse Gislhèr nobile ed inclito
La giovinetta come pur s’addice
A re sovrano. A ciò che avvenir dee,
180Chi opporsi mai potrà? La giovinetta
Fu allor pregata ch’ella andasse in corte,