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524 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:165|3|0]]
Giorno fu ingiunto agli ospiti. Lor pasto
Si preparò. Di ciò davasi cura
225Attentamente de l’ostello il sere.
E com’avean mangiato, irne alla terra
Volean tosto degli Unni. Io sì fo cenno,
Il nobil sere disse allor, che questo
Mai non avvenga! E qui restarvi è d’uopo
230Anche, ch’io penso che ospiti sì cari
Qui raramente m’ebbi assai. — Rispose
Dancwarto allora: Esser non può cotesto!
Ove torrete voi le provvigioni
E il pane e il vino, se restar qui dènno
235Anche la notte cavalieri tanti?
E il sere come udì, così dicea:
Questo sermon lasciate, e voi, diletti
Signori a me, cotesto, oh! non vorrete
Ricusarmi! Apprestar le provvigioni
240Per quattordici dì poss’io davvero
Per voi, per quanti qui con voi venièno
Famigli vostri. Nulla non mi tolse
Di miei possessi Ètzel regnante ancora.
E là fu d’uopo rimanersi ancora