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528 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:169|3|0]]
Per grande onor quel dono. Un involùcro
310D’una stoffa lucente e in prezïose
Gemme posava sul fulgor di quello,
Nè rischiarò giammai targa migliore
Il giorno chiaro. Se qualcun volea
Acquisto farne, egli era sì di mille
315Marchi degno in suo prezzo. Hàgene
intanto
Che il pavese da lui via si recasse,
Precetto fece. Ma Dancwarto a corte
Il suo vïaggio incominciar volea,
320E però molte vesti e ricche assai
Gli diè la figlia del margravio, quali
Egli fra gli Unni assai pomposamente
Recar dovea. Ma nullo di que’ tanti
Doni ch’ebbero quelli, a le lor mani
325Sarìa venuto se non per l’amore
Dell’ospite signor, che bellamente
Offerta sì ne fece. Elli dipoi
Tanto nemici gli si fean, che a morte
Dovean colpirlo un dì. Volkero intanto,
330Volkèr gentile, con la giga sua