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I Nibelunghi | 587 |
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Andavano al palagio. Ei non volea
Che maggior si facesse ira d’alcuno,
E fûr poste le mense e fu recata
300L’acqua alle mani. Ma nemici forti,
Forti d’assai, quelli del Reno aveano.
Lungo indugio fu allor, pria che seduti
Fossero i prenci, e di Kriemhilde intanto
Forte la cura lei crucciava. Disse:
305O signor di Verona, il tuo consiglio
Ora chiegg’io, cerco favore e aita.
L’animo mio si sta in angoscia! — A lei
Hildebrando rispose, un cavaliero
Degno di lode: Ove qualcuno uccida
310I Nibelunghi di regal tesoro
Per alcuno desìo, farà cotesto
Senz’aita di me. Male toccargli
Potrìa davver! Non vinti anche si stanno
I buoni cavalieri ardimentosi.
315Conforme al suo sentir, così parlava
Prence Dietrico: La preghiera vostra
Lasciate omai, possente mia regina.
Nulla di male esti congiunti tuoi