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382 | I Nibelunghi |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:23|3|0]]
395A noi non sia più mai fino alla terra
D’Ètzel. E noi dobbiamo alla sirocchia
Serbarci fidi, e questa fia parvenza
D’onor per noi. — Hàgene disse: Ninno
Contraddir mi potrà. Se la corona
400D’Hèlche portar dovrà Kriemhilde illustre,
Ella, di guisa che le sia concesso,
A noi male farà. Lasciar cotesto
V’è d’uopo, e meglio assai questo s’addice
A voi, che siete cavalieri. — Disse
405Giselhèr con disdegno, ei, de la bella
Ute il figliuol: Nulla dobbiam far noi
Che sembri fellonia. Per ogni onore
Che a lei si faccia, lieti andrem noi pure;
E, per cose che dire, Hàgen, vi piaccia,
410Con tutta la mia fede io vo’ servirla.
Come intese cotesto, Hàgen si fece
D’alma crucciata. Ma Gernòt, Gislhero,
Alteri e buoni cavalieri, e al fine
Gunthèr potente, asseverâr che quando
415Kriemhilde acconsentisse, elli voleano
Darlo vènia di ciò, senza rancura.