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634 I Nibelunghi

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Dinanzi a’ piedi qui, guerrieri morti,
Debita pena! — E corse incontro a lui,
E il danese colpì, sì ch’ei restava
105Immoto al loco suo. Giù l’abbattea
Nel sangue, innanzi a sé, Gislhero ardito,
E creder si potea che il buon guerriero
Nessun colpo mai più ne le tenzoni
Sferrato avrìa. Ma si giaceva Iringo
110Senza ferita innanzi da Gislhero.
Al rintronar dell’elmo e al tintinnio
Della spada nemica, i sensi suoi
Smarrìansi forte, sì che di sua vita
Coscienza non ebbe il cavaliero
115Ardimentoso. Giselhèr valente
Fatto cotesto avea con suo vigore.
Ma poichè lo stordir dal capo suo
A fuggir cominciò, ch’ei si dolea
Forte pel colpo sì tremendo, in core
120Iringo si pensò: Vivo son io,
Nè son ferito. Or si che di Gislhero
Mi si fe’ nota in pria quanta la forza!
  E s’accorgea che stavangli nemici

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