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I Nibelunghi | 651 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Nibelunghi, Hoepli, 1889, II.djvu{{padleft:292|3|0]]
E sanguinari un solo uscir da questa
120Aula si lascì. Chè dovrìano allora
Colpo mortale esti congiunti vostri
Toccar per essi. Se di voi alcuno
Anche vivrà fuor di cotesti, d’Ute
Figli, di me fratelli incliti e grandi,
125E se, venendo ove aura spira, alquanto
Rinfrescheranno loro usberghi, voi,
Sì tutti voi, perduti siete. Mai
Non fûro al mondo più valenti prodi.
Disse Gislhero giovinetto allora:
130Deh! suora mia molto leggiadra, assai
Trista cosa in cotesto e veggo e trovo,
Che tu di là dal Reno a questa terra
Così m’inviti per sì gran distretta!
Di qual mai guisa meritata avrei
135Appo gli Unni la morte? A te fui sempre
Fedele e niun dolor ti feci io mai,
E con tal patto a questa corte venni
Io cavalcando, perchè tu, mia suora
Inclita assai, mi fossi e buona e dolce.
140Pensiero amico volgi a noi, chè nulla,