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I Nibelunghi | 677 |
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295Che già mi deste, o buono eroe, qui reco.
Essa giammai non venne meno, in tutta
Questa distretta, a me. Giacquero estinti
Sotto la punta sua molti gagliardi,
E splendïente ell’è, forte, possente
300E buona ancor. Sì ricco dono un prode
Non fe’ giammai, mi penso. Ora, se a dietro
Non vi trarrete voi, se anche v’è d’uopo
Avanzar contro a noi, dove qualcuno
Di questi amici mi piagate, quali
305Anche ho qui dentro, a voi con questa stessa
Spada il viver torró. Di ciò mi cruccio,
Rüedgero, e n’avrà duol la donna vostra
Inclita e illustre. — Ciò volesse Iddio,
Prence Gernòt, anche avvenir potesse
310Che qui di voi si faccia ogni desire
Ed escane non tocca la persona
Vostra diletta! Lor fidanza in voi
Così potrìan riporre e la mia donna
E quella figlia mia. — Gislhero allora,
315D’Ute leggiadra il giovinetto figlio,
Ei de’ Burgundi, così disse: Oh! dunque,
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