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I Nibelunghi | 727 |
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Una ferita gli assestò, che vasta
Era e profonda. Pensò allor Dietrico:
155Tu vigor perdi in la distretta omai,
E poco onor m’avrei se tu dovessi
Morto giacere innanzi a me. Deh! ch’io
Tentar vo’ se domarlo sì m’è dato
Per ch’ei mi sia captivo. — E ciò per lui
160Si fe’ con arte e cura. Egli lo scudo
Lasciò cader; sua forza era ben grande.
Sì ch’ei cingea delle sue braccia quello
Hàgene da Tronèga. Or fu per esso
Vinto l’uom tracotante, e fe’ principio
165A dolersi per lui Gunthero illustre.
Dietrico allor Hàgene avvinse. Il trasse
Là ’v’ei trovò la nobile regina
E abbandonolle in potestà colui,
Il più superbo cavalier che mai
170Spada portasse. Dopo tante e forti
Angoscie, ella d’assai ne fu gioiosa.
D’Ètzel la donna, per piacer ch’ell'ebbe.
Dinanzi al cavalier della persona
Piegossi e disse: Eternamente sii