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8 | I Vicerè |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:10|3|0]]diamine aveva il capo, se non ordinava di chiudere ogni cosa?... Don Gaspare, il cocchiere maggiore, verde in viso come un aglio, si stringeva nelle spalle:
― Tutto a rovescio, qui dentro.
Ma Pasqualino Riso, il secondo cocchiere, gli spiattellò chiaro e tondo:
― Non avrete il disturbo di restarci un pezzo!
E l’altro, di rimando:
― Tu no, che hai fatto il ruffiano al tuo padrone!
E Pasqualino, botta e risposta:
― E voi che lo faceste al contino!...
Tanto che Salemi, il quale risaliva all’amministrazione, ammonì:
― Che è questa vergogna?
Ma don Gaspare a cui la certezza di perdere il posto toglieva il lume degli occhi, continuava:
― Quale vergogna?... Quella d’una casa dove madre e figli si soffrivano come il fumo negli occhi?...
Molte voci finalmente ingiunsero:
― Silenzio, adesso!
Però quelli che s’eran messi troppo apertamente con la principessa avevano il cuore piccino piccino, sicuri di ricevere il benservito dal figlio. Giuseppe, in quella confusione, non sapeva che fare: chiudere il portone per la morte della padrona era una cosa, in verità, che andava con i suoi piedi; ma perchè mai don Baldassarre non dava l’ordine? Senza l’ordine di don Baldassarre non si poteva far nulla. Del resto, neppur gli scuri erano chiusi su al piano nobile; e poichè il tempo passava senza che l’ordine venisse, qualcuno cominciava ad accogliere un dubbio e una speranza, nella corte: se la padrona non fosse morta? «Chi ha detto che è morta?... Il cocchiere!... Ma non l’ha veduta!... Può aver capito male!...» Altri argomenti convalidavano la supposizione: il principe non sarebbe partito così a rotta di collo, se fosse morta, perchè non avrebbe avuto nulla da fare lassù... E il dubbio cominciava a divenire per alcuni certezza: doveva esserci un malin-