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106 I Vicerè

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:108|3|0]]tando, oltre i sublimi natali, sterminate ricchezze; invece, al momento di mostrarle coi fatti, i giovani signori napoletani mettevano fuori i quattrini, mentre il vanaglorioso cadetto siciliano si ritraeva o, peggio, faceva debiti che poi non pagava. Trattato da millantatore, fu messo quasi al bando dai compagni; e del resto egli stesso, riconosciuto di non aver raggiunto lo scopo, quantunque ai parenti scrivesse che il magro successo era da attribuire all’invidia ed all’ingiustizia, risolse un bel giorno di dar le dimissioni. Restò tuttavia a Napoli, donde annunziava che le case più ricche e nobili gli erano aperte come la sua propria, e che il duca Tale ed il principe Talaltro gli volevano dare in moglie le figliuole; nessuno di quei matrimonii, continuamente spacciati come certi e sicuri, si combinava mai. Frattanto, abbruciato di quattrini, egli aveva chiesto un impiego a Corte; e nonostante i precedenti poco promettenti, pure, per ragioni politiche, premendo ai Borboni di tenersi amiche le grandi famiglie siciliane, egli fu nominato Gentiluomo di Camera, con esercizio. Nel 1852, inaspettato ospite, tornò a casa. Diceva d’esser passato dal servizio attivo all’onorario perchè il clima di Napoli non gli conferiva; una certa voce sorda parlò invece di cose poco pulite combinate con un fornitore di Casa reale.... Da Napoli, l’ex-Guardia del Corpo e Gentiluomo di Camera, tornò con una nuova vocazione: l’archeologia, la numismatica e l’arti belle. Portò con sè una quantità di rottami provenienti, diceva, da Pompei, da Ercolano, da Pesto e rappresentanti un valore grandissimo; tante tele da farne la velatura d’un vascello «tutte dei più famosi autori:» Raffaello, Tiziano, Tintoretto; riempì di quella roba il quartierino che aveva preso in affitto ― perchè la principessa non volle saperne di riammetterlo in casa ― e cominciò a far commercio d’antichità. Giacomo era ammogliato da due anni, ed aveva già l’aspettato primogenito; Raimondo stava a Firenze con la moglie, dove era loro nata una bambina.

Neppure il duca Gaspare s’era trovato in casa, al

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