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I Vicerè | 109 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:111|3|0]]Piana, il duca s’era barricato alla Pietra dell’Ovo perchè era opinione generale che i Napoletani si sarebbero presentati dalla parte opposta, cioè dalla via di Messina. Invece, essi spuntarono dalla strada del Bosco etneo, prendendo, dopo brevi zuffe, i posti della Ravanusa e della Barriera. Ora, giunto all’altezza della Pietra dell’Ovo, il generale borbonico entrò col suo stato maggiore nel podere degli Uzeda, dove il duca lo accolse come un padrone, come un salvatore, come un Dio, mentre i cannoni spazzavano la via Etnea, e le truppe regie, assalite alla Porta d’Aci dal disperato battaglione dei Corsi, decimate a colpi di coltello, nell’ora triste del crepuscolo, da quel manipolo che si sentiva perduto, inferocivano e distruggevano fin all’ultimo quei mille uomini e sfogavano l’ira sulla inerme città.... Amico di Satriano, protetto dalla firma posta a quell’atto di sottomissione che tra i liberali andò infamato col nome di Libro nero, protetto ancora più dal suo proprio nome, perchè era impossibile che un Uzeda avesse potuto dire sul serio mettendosi coi rivoluzionarii, il duca non solo non soffrì molestie di sorta nella reazione, ma fu anzi accarezzato. Invece, un sordo fermento si destò contro di lui nel partito dei vinti. Gli apponevano quella firma odiosa, ma più le accoglienze fatte a Satriano alla Pietra dell’Ovo. L’affare della firma era conosciuto da pochi, dai capi; la storia della Pietra dell’Ovo si diffuse tra i gregarii e corse in mezzo al popolo; ciascuno v’aggiunse un po’ di frangia, arrivarono a narrare che mentre la città agonizzava, il duca guardava lo spettacolo col cannocchiale di Satriano; che all’entrata del conquistatore della città, egli s’era messo al suo fianco. Don Lorenzo Giulente, rimastogli amico, ebbe un bel difenderlo, smentire le esagerazioni, asserire che il duca, solo ed inerme, non poteva mandare indietro il generale seguito da un intero esercito: gli animi amareggiati dal disinganno chiedevano un capro espiatorio; e come Mieroslawski, il polacco comandante della polizia, era stato accusato di tradimento, così il rancore popolare si rovesciò sul