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I Vicerè | 157 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:159|3|0]]scomposti e discese. Quell’altra era finalmente venuta! In quel momento Raimondo le stava al fianco! La chiamavano per farla assistere a quello spettacolo e per goderne!... Ella guardò rapidamente nel salone zeppo: non c’era. Però, aveva appena preso posto accanto alle cognate, che la udì nominare: qualcuno diceva:
— .... la casina affittata a donna Isabella...
— Un guscio di noce! — rispose un altro. — I Mongiolino ci stanno come le acciughe in un barile.
Ella non comprendeva.
— Ma i Fersa dove se ne sono andati?
Era proprio Raimondo che faceva questa domanda? Non sapeva dunque dov’era colei?
— Nella campagna di Leonforte; donna Mara ha preferito....
Ella comprese a un tratto; la gola le si strinse convulsamente. Andata via senza dir nulla, traversò la casa con gli occhi gonfi e il cuore tumultuante; giunta nella sua camera, cadde ai piedi dell’imagine della Vergine, scoppiando in pianto dirotto; pianto di gioia, di gratitudine, di rimorso anche: poichè ella aveva sospettato degli innocenti....
Le parve di tornare da morte a vita; coi sospetti, cessarono i dolori dell’anima e del corpo; ella partecipò alla vita della famiglia, assaporò finalmente la dolcezza del riposo. Anche le notizie del colera non le davano timore pei cari lontani; dopo le stragi dell’anno innanzi la pestilenza pareva non trovasse più dove apprendersi, serpeggiava qua e là senza forza.
Alla villa Francalanza continuava la vita allegra; tutte le sere conversazione e giuoco. Raimondo era adesso il più assiduo alla tavola verde; quand’egli prendeva le carte, le poste aumentavano, il rischio cresceva. Molti s’alzavano, intendendo svagarsi e non lasciarvi la borsa; la principessa di Roccasciano, invece, non chiedeva di meglio, molte volte restava sola col conte a far la baz-