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I Vicerè 165

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:167|3|0]]di ſotto il cauallo, uedendo ciò il cinghiale, ſ’auuentò ſopra il Re per vcciderlo, il qvale per non hauerſi potvto diſbrigare ſi difendeua ſolamente con vn pvgnale, e nè reſtaua ſenz’altro morto, ſi non che auuedvtoſi da lvnge Gonzalo del pericolo del ſvo Re, corſe per ſoccorrerlo, et al primo incontro vcciſe il Cignale, e ſcendendo poi da cauallo, l’aivtò poi a ſorgere e’l fè montar ſopra il ſuo cauallo, e tvtta uia il Re ringratiandolo e lodandolo il chiamò: «Bon figlio!» perilche fvrono poi ſempre i ſignori di Vzeda chiamati dai Regi Siciliani col titolo di conſangvinei, e portarono soura l’arme, l’Arme Regia di Aragona con tutti i ſuoi poteri, come in effetto al preſente ſpiegano, dicendo anche il Croniſta Madrileno: "Los ſeruicios de los Vzedas fveron tantos, y tan buenos que por merced de los Reyes de Aragona hazian la meſmas armas que ellos....»

Chi poteva più arrestare donna Ferdinanda, una volta cominciato? Ella non aveva un uditore più attento del ragazzo, gli voleva bene appunto per questo, giacchè gli altri parenti le prestavano un orecchio distratto, badavano alle loro «sciocchezze», o lavoravano ad offuscar lo splendore della casa, come quel volpone del duca amoreggiante coi repubblicani, come quella pazza da legare di Lucrezia che non voleva smetterla d’aspettare al balcone il passaggio del Giulente!...

Solo fra tutti don Eugenio, quando non lavorava alla memoria per disseppellire la nuova Pompei, assisteva alla lettura del Mugnòs, citava altri storici della famiglia. Allora fratello e sorella passavano a rassegna il lungo ordine di avi, recitavano la cronaca delle loro gesta, il secolare sforzo per afferrare e mantener la fortuna; i tradimenti, le ribellioni, le prepotenze, le liti continue che gli scrittori narravano velatamente, senza giudicarle, e che essi magnificavano. Artale di Uzeda, «giornalmente del suo castello con i suoi armigeri uscendo, signoreggiava tutto il paese;» Giacomo, vissuto al tempo del Re Lodovico, «dominò Nicosia e ne fu alla perfine rimosso per i molti dazii che impose:»

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