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342 | I Vicerè |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:344|3|0]]veva sorbirsi le sue impertinenze, in casa propria! Un giorno, solo per aver detto che certi affari gli impedivano d’accompagnare la moglie al teatro, il barone villano ardì perfino minacciarlo col bastone! Santo Dio d’amore, era un po’ troppo! il contino non gli disse niente, altro che una parola: Facchino!... quella che ci voleva! e preso il cappello so n’andò, per sempre, stavolta. Chi poteva più consigliargli di tornare a perdonare? Le figlie, pazienza, sarebbero andate in collegio, o, se la padrona voleva tenerle con sè, il padrone glie le avrebbe lasciate.... quantunque.... quantunque.... Perchè il più curioso, signori miei, era questo: che la contessa, mentre faceva la gelosa, si divertiva anche lei in società! Non che fosse successo niente; in coscienza, questo non si poteva dire, nè il padrone sarebbe restato con le mani a cintola, se mai! ma bisognava vedere che smania di andare ai balli, al teatro; che sfarzo di abiti quando riceveva tanti uomini, tanti scapoli, un certo conte Rossi, fra gli altri, il padrone di casa....»
E la storia di Pasqualino passava di bocca in bocca, era ripetuta dai cocchieri ai famigli, dai guatteri ai cuochi, dai portinai agli affittacamere, ciascuno dei quali ci ricamava su qualcosa del proprio, finchè, arrivando al gran pubblico, preparava l’opinione, guadagnava simpatie alla causa del conte. Molti però scrollavano il capo, non si lasciavano prendere; e a poco a poco, senza che si sapesse donde, da certe informazioni venute da Firenze e da Milazzo, da certe parole sfuggite allo stesso Pasqualino quando si trovava a quattr’occhi con gl’intimi, dopo aver bevuto, la verità cominciava a venire a galla.
Raimondo aveva giurato di romperla con sua moglie nel punto stesso che lo zio duca lo costringeva a riprenderla. Come tutte le volte che cercavano dissuaderlo da un proposito, egli s’era maggiormente incaponito. Lontano da Matilde e da donna Isabella, aveva goduto l’illusione di quella libertà che gli stava a cuore sopra ogni cosa; costretto a rinunziarvi, s’era promesso di ri-