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I Vicerè 365

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:367|3|0]]non si domanda se non giustizia... perché la volontà di Isabella fu violentata; trenta testimoni proveranno la verità....

— Lo so! Lo so!... — rispose finalmente il Priore. — Io non t’avrei neppure ascoltato se non conoscessi che la ragione sta dalla vostra parte!

— Allora, posso fare assegnamento su te?

— Certo, certo!... Ma c’è un’altra quistione.... Nel caso presente, non si tratta tanto di giustizia astratta, quanto di prudenza mondana. Sicuramente, noi dobbiamo render conto solo a Dio delle nostre azioni, ma perchè la nostra coscienza s’acqueti del tutto, non dobbiamo e non possiamo perder di mira l’effetto che i nostri giudizii sono capaci di produrre!... Ora, come vuoi che questo provvedimento sia stimato giusto, se nella nostra stessa famiglia, se il capo della nostra casa, non riconosce le tue ragioni e ti condanna con tanta severità?...

— E se Giacomo si piega? — insistè Raimondo.

— Sarà un gran passo innanzi! Vedrai che l’opinione pubblica lo seguirà, che tutti quelli finora dichiaratisi tuoi avversarii ti sosterranno concordi. Allora sarà molto più facile ottenere l’intento. Lo stesso Giacomo potrà giovarti presso i giudicanti molto meglio di me. Sai bene quali relazioni egli ha tra quanti circondano Monsignore.... una sua parola varrà molto più della mia....

E questa era la dimostrazione a cui voleva arrivare attraverso tante parole. L’affare di Raimondo, tutto quel pasticcio di matrimonii da sciogliere e da ristringere non gli piaceva: il biasimo sordo del gran pubblico gli era noto e lo metteva in guardia contro l’errore di sostenere una cattiva causa, il trionfo della quale, del resto, non gli avrebbe menomamente giovato....

Raimondo, tornando alle Ghiande, mandò a chiamare il signor Marco. Chiusi in camera tutt’e due, restarono pochi minuti a confabulare. L’amministratore tornò il domani e poi il giorno dopo, restando sempre più a lungo. Un pomeriggio Ferdinando era buttato sul letto

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