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I Vicerè 377

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:379|3|0]]il matrimonio di Raimondo pareva avesse ricondotto la pace in tutti gli animi. Il duca pontificava, aggiustava l’Europa in quattro e quattr’otto, le finanze italiane in men che non si dice, e Giulente stava a udirlo come il Messia, lasciandosi rimorchiare sempre più, disertando il suo partito per corteggiare lo zio, aspettando di prenderne il posto. Il duca, infatti, gli aveva detto: «Quando sarò stanco, lascerò a te il collegio;» e questa era la secreta brama di Benedetto: esser deputato, mettersi nella grande politica. Per dargli pazienza, il duca lo aveva fatto eleggere consigliere comunale, e discorreva con lui anche delle cose del municipio, delle riforme da introdurvi. Quantunque il Parlamento fosse in piena sessione, egli non parlava d’andar via, occupato a sbrigare i suoi affari. Il patriottismo gli era costato: per sussidiare i perseguitati, per comperar fucili e cartucce, per offrire rinfreschi alla Guardia nazionale, aveva fatto qualche debituccio, ipotecata la sua magra proprietà: ora la rimetteva in ordine. Dove trovava i quattrini? Dicevano che spartisse negli appalti fatti accordare a Giulente zio; ma quei guadagni, quantunque grossi, non potevano bastare alle grandi operazioni che disegnava. Fondata la Banca Meridionale di Credito e di Depositi, aveva sottoscritto per cento azioni di mille lire l’una; è vero che non aveva pagato se non un quarto; ma nello stesso tempo egli parlava d’una grande compagnia di navigazione a vapore, d’una società per la lavorazione degli zolfi, di un’altra pel taglio dei boschi etnei. Don Blasco e donna Ferdinanda, ciascuno per conto proprio, s’ingegnavano con ogni mezzo di appurare come facesse; fu il marchese Federico quello che li mise sulla buona strada.

Con le economie del suo largo reddito, il marchese faceva ogni anno qualche acquisto; ultimamente aveva comperato una villa al Belvedere, per stare a casa propria durante la villeggiatura, e gli era rimasta tuttavia una sommetta della quale non sapeva che fare. Era troppo esigua per comprare una proprietà; darla a mutuo non voleva; che cosa bisognava farne? «Acquistane rendita

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