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36 | I Vicerè |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:38|3|0]]In certi crocchi di liberali, vantavano il patriottismo del duca Gaspare, sotto voce, però, e guardandosi intorno per paura che qualche spia non udisse.
― Un colpo al cerchio e un altro alla botte! ― esclamava don Casimiro accanto alla pila. ― In questa casa chi fa il rivoluzionario e chi il borbonico; così sono certi di trovarsi bene, qualunque cosa avvenga! La ragazza Lucrezia non fa la liberale per amore di quello sciocco di Benedetto Giulente?...
Il barone Carcaretta, unitosi ai maldicenti protestò:
― Non daranno mai un’Uzeda a un Giulente!
E don Casimiro:
― Per questo io dico che il Giulente è uno sciocco....
― Silenzio, eccoli lì.
Il giovanotto infatti entrava in quel momento insieme con suo zio don Lorenzo, il celebre liberale lavapiatti del duca.
― E così? ― domandò don Casimiro, ― quando la farete questa rivoluzione?
― Non lo diremmo a voi, in ogni caso! ― rispose Benedetto sorridendo.
Allora l’altro si rivolse allo zio:
― E il vostro amico, il duca? Gli muore la cognata, i suoi nipoti l’aspettano, e non parte subito? Che sta macchinando?
― A voi che importa?
― A me? Un fico secco! Io non faccio il lavapiatti a nessuno!
― I lavapiatti ― rispose don Lorenzo, ― dovete sapere che io li ho tenuti sempre in cucina....
― Silenzio!... Siamo in chiesa.
La preghiera ieratica diceva giustamente: «Serbami un posto nel gregge.» Ma don Casimiro non voleva riconoscere che il dispiacere di non goder più dell’intimità degli Uzeda lo animava contro di loro.
― Bestioni! ― esclamò, quando i due Giulente si allontanarono. ― Mi diranno poi come finirà loro, con quei birbanti!