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I Vicerè | 413 |
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— Eccellenza!... Eccellenza!... La padrona, la signora principessa!... Attaccata di colera!... Spirata in tre ore!...
VII.
Al matrimonio del principe con la cugina Graziella, celebrato tre mesi dopo la cessazione dell’epidemia, solo i parenti e pochissimi intimi furono invitati: il vedovo era ancora in gramaglie e il chiasso d’una festa sarebbe stato inopportuno. Del resto il principe stesso spiegava che quel matrimonio era di semplice convenienza: tanto lui quanto la sposa avevano molti autunni sulle spalle, associavano quindi i loro destini senza nessuna delle fantasticherie giovanili, e solo per fare assegnamento sull’aiuto reciproco che si sarebbero prestato: la cugina aveva bisogno d’un uomo che tutelasse gli interessi di lei, che le ridesse una posizione in società, il principe trovava una nuova madre ai proprii figliuoli. Quell’unione, prevista da alcuni, fin da quando la cattiva salute della principessa aveva fatto temere per la sua vita, aspettata poi da un giorno all’altro dopo la catastrofe affrettata dal colera, riscoteva perciò l’approvazione quasi generale: il confessore, il vicario, tutti i preti che bazzicavano per la casa l’avevano giudicata conveniente e provvida. I preparativi della cerimonia nuziale furono molto modesti perchè non i soli sposi erano in lutto: non c’era quasi famiglia, dopo quella terribile epidemia, che non piangesse qualche persona cara. Benedetto Giulente aveva perduto in un giorno il padre e la madre, a Mascalucia; la principessa di Roccasciano era rimasta vedova, alla duchessa Radalì era morto uno zio, il cavaliere Giovanni Artuso; ma questa disgrazia non era stata causa di grande dolore, poichè il cavaliere, ricchissimo e senza figli, aveva lasciato in casa Radalì tutta la sua sostanza: l’usufrutto alla duchessa, la proprietà a Giovannino che aveva te-