< Pagina:I Vicerè.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
430 I Vicerè

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:432|3|0]]al tocco o a briscola coi bertoni, ordinando cene che finivano con la rottura di tutte le stoviglie: i padroni li lasciavano sbizzarrire perchè, se facevano danni, sapevano anche risarcirli. Certe volte, però, per capriccio, pel gusto di commettere un sopruso, per esercitare l’ereditaria prepotenza dei Vicerè, il principino non voleva pagare lo scotto, o lo pagava a legnate; e, mentre profondeva i quattrini con le donne, era capace di portar via a certe povere diavole, per spasso, i pochi soldi che avevano in tasca — salvo a compensarle un’altra volta — lasciandole intanto piangenti o vomitanti un sacco di sozzure che lo facevano ridere a crepapelle.

Spesso scendeva con la sua comarca al porto, andava a far baccano nelle taverne dove i marinai inglesi s’ubbriacavano come bruti: egli saliva sopra una tavola, prendeva la parola senza soggezione, predicava la regola di San Benedetto, ripeteva le sentenze politiche dello zio duca e di Giulente; senza sapere una parola d’inglese teneva lunghi discorsi, serio serio, ai marinai, foggiando per proprio uso e consumo una lingua che nessuno intendeva; la cosa spesso finiva con una partita di box e relative ammaccature di costole e rotture di stoviglie... Se lo avesse visto Frà Carmelo? il fratello appariva di tanto in tanto a palazzo, sempre più magro e stralunato, per ricantare il consueto: «Me n’hanno cacciato!... Me n’hanno cacciato!...» Non gli strappavano di bocca nient’altro. Quando nelle sue escursioni notturne Consalvo andava dalle parti di San Nicola, lo incontrava immancabilmente, errante per le vie del quartiere come un’anima in pena, o fermo a considerare la massa scura del convento; il principino, alterando la voce, gli dava la baia, lo chiamava: «Padre Priore!... Padre Abate!... Dove sono i porci di Cristo?...» tra le risa della comitiva.

Egli ne era l’anima, il capo riconosciuto e obbedito. Giovanni Radalì veniva spesso con lui; ma quantunque ora fosse libero, ricco e barone, non aveva l’umore costante: talvolta faceva pazzie straordinarie, tal altra fre-

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.