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I Vicerè 455

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:457|3|0]]garne la ragione, si vedeva attorno gente che gli offriva denaro, dentro una certa misura, beninteso. Ed egli firmava cambialine, e le cambialine andavano a finire in mano del principe, il quale, adocchiando le Ghiande e comprendendo che quel matto non avrebbe fatto testamento, se le accaparrava a quel modo. Il maniaco, incapace di calcolare a qual tasso prendeva quei quattrini, credendosi ancora padrone della roba, era persuaso che i parenti gli stessero attorno aspettando la sua morte; appena li vedeva apparire, pertanto, voltava loro le spalle tranne che al nipote Consalvo.

Il debito di questi era stato finalmente pagato, e tutti attribuivano a donna Ferdinanda la largizione. Ma la zitellona non aveva dato un soldo. Sarebbe crepata d’accidente se avesse dovuto metter fuori non seimila lire, ma seicento, ma sessanta!... I quattrini erano stati realmente sborsati dal principe, al quale, con una generosità che edificò tutti, la principessa Graziella persuase di perdonare il figliastro. Era mai possibile che la firma del principino di Mirabella fosse protestata? Lei vivente, questo non sarebbe accaduto; piuttosto, se Giacomo si fosse ostinato a dir di no, avrebbe pagato lei del suo! Per Consalvo, come anche per Teresina, ella sentiva l’affezione d’una vera madre, quantunque non lo avesse portato in grembo e il figliastro la ripagasse così male. «Ma che ci posso fare? Non si comanda al cuore! Basta, un giorno o l’altro egli s’accorgerà che non merito simile trattamento...» Così ella aveva indotto il principe a pagar la cambiale, ma aveva pure trovato l’espediente di far credere alla generosità della zitellona, perchè Consalvo non facesse assegnamento in avvenire sulla debolezza paterna. Tra padre e figlio l’avversione era cresciuta frattanto di giorno in giorno; Consalvo, per sfuggire la compagnia del principe e per darsi contemporaneamente l’aria di un sacrificato, disertava la casa paterna; ma invece di andarsene con gli amici al caffè, al club, andava dallo zio, al quale portava i giornali e leggeva le notizie politiche. L’infermo

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