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492 I Vicerè

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La lotta col padre lo aveva disgustato della sua casa ed anche del suo paese, dove la mancanza di quattrini e la pesante autorità paterna non gli consentivano di fare tutto ciò che voleva; pertanto egli aveva accettato con gioia di andar via, di girare un poco il mondo; ma la prima impressione da lui provata, appena fuori di Sicilia, fu quella che proverebbe un vero re in cammino per l’esilio. Il giorno prima, quantunque non potesse sbizzarrirsi a modo suo, era nondimeno un pezzo grosso, il pezzo più grosso del suo paese, dove tutta la gente, in alto e in basso, gli faceva di cappello e s’occupava di lui e delle cose sue; a un tratto egli si svegliava uno qualunque in mezzo alla folla che non gli badava. E se neppur egli avesse visto nessuno, meno male: ma le lettere di presentazione di cui era provvisto lo avevano messo in rapporto, a Napoli, a Roma, a Firenze, a Torino, con altra gente, coi signori di lassù; e allora aveva visto che c’eran pezzi grossi più grossi di lui. Il nome di principino di Mirabella aveva perduto la sua virtù, era diventato quello di un signore come ce n’erano a migliaia. Il lusso vero, e non quello mediocre di suo padre, il gusto fastoso, lo sfarzo elegante di cui non c'era idea in quell’angolo di Sicilia, fuori delle grandi vie del mondo, dov’egli era vissuto, lo costringeva a riconoscere la propria inferiorità. Al club di Catania erano quasi in famiglia ed egli troneggiava; a Napoli e a Firenze otteneva per favore un biglietto per pochi giorni; se fosse rimasto a lungo avrebbe dovuto esporsi ad una votazione, farsi raccomandare, correre, chi sa, il rischio d’essere respinto!... Nella sua testa avveniva una rivoluzione. Soffrendo realmente nell’orgoglio, nella vanità di «Vicerè» quando andava a fare qualche visita in certi palazzi grandi quattro volte l’avito, nei quali invece di botteghe da affittare c’erano gallerie vaste quanto musei, con dentro tesori d’arte, egli smise di frequentare le sue conoscenze, rinunziò a farne di nuove. Per affermare in qualche modo la propria ricchezza, buttava via i quattrini a carrozze di rimessa, o

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