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I Vicerè | 499 |
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E fu ammesso al Circolo a pieni voti. Allora bisognò sentire donna Ferdinanda! Già ella, subodorato qualcosa dell’apostasia, aveva afferrato pel braccio il nipote, gridandogli: «Bada che non ti guarderò più in faccia! Bada che non avrai un soldo da me!» E Consalvo le aveva risposto facendo l’indiano, protestando la propria innocenza: «Che hanno dato a intendere a Vostra Eccellenza?» Ma Lucrezia le andò un bel giorno a portar la notizia dell’ammissione del nipote al Circolo. Schiumava anche lei dall’indignazione; ma in fondo andava a denunziare Consalvo alla zia per farglielo cader dal cuore, glie ne parlava male per entrar ella nelle sue buone grazie, per vendicarsi della principessa.
— Ah, mala razza!... Ah, gesuiti!... Ed a me diceva che non era vero!...
La vecchia non poteva tollerare sopratutto che quel mariuolo avesse tentato d’infinocchiarla spudoratamente.
— Ma vorranno star freschi tutti quanti!... Vo’ vederli crepare, tutti quanti!...
E andata a prendere, come dieci anni addietro, pel matrimonio di Lucrezia, la solita carta che teneva nell’armadio, la lacerò in mille pezzi dinanzi alla nipote.
— Neanche un soldo! Così!
Anche Chiara, poichè suo marito s’era venuto a poco a poco accostando alle idee liberali, fiottò contro il nipote e contro il marito. Don Blasco, invece, liberale di data oramai quasi antica, approvò la conversione del nipote; il quale, lasciando che ciascuno di quei pazzi dicesse la sua, fece il suo esordio al Circolo, una sera che l’assemblea discuteva intorno ai trattati di commercio. Nella sala, angusta, la gente era stipata e le seggiole si toccavano. Per evitare contatti, Consalvo aveva tirato la sua fuori della fila, distruggendone l’ordine; e, mordendosi i baffetti, stava a sentire con aria di grave attenzione. Ma quando il presidente annunziò: «Se nessuno domanda la parola, metto ai voti le conclusioni della commissione,» il principino s’alzò.
— Domando la parola.