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50 | I Vicerè |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:52|3|0]]mensole e tripodi dorati, e finalmente più degna, per le generazioni d’avi pendenti in effige dai muri, della solennità che radunava i nipoti. Nel mezzo di quella specie di grande corridoio, l’amministratore generale fece disporre una gran tavola coperta da un antico tappeto e provveduta d’un monumentale calamaio d’argento. Intorno alla tavola dodici seggioloni a bracciuoli aspettavano i testimoni e gl’interessati: quello del principe, più alto, volgeva la spalliera al grande ritratto centrale del Vicerè Lopez Ximenes de Uzeda, a cavallo e in atto di frenare la bestia con la sinistra e d’appuntar l’indice destro al suolo come dicendo: «Qui comando io!...» Torno torno, in alto e in basso, quanto la parete era lunga, quant’eran larghi i vani tra finestra e finestra nella parete di contro, una moltitudine d’antenati: uomini e donne, monaci e guerrieri, vescovi e dottori, dame e badesse, ambasciatori e vicerè, di faccia, di profilo e di tre quarti; vestiti d’acciaio, di velluto, d’armellino; col capo coronato d’alloro, o chiuso negli elmi, o coperto dai cappucci; con scettri e libri e bacoli e spade e fiori e mazze e ventagli in mano.
Il giorno stabilito, prima del notaio, del giudice e dei testimonii e d’ogni altro parente, spuntò don Blasco, rodendosi le unghie. Entrato che fu, si mise a girare per la casa ficcando gli occhi dappertutto, con le orecchie erte come un gatto, con le narici aperte quasi a fiutare la preda. Subito dopo apparve donna Ferdinanda; e la servitù, giù nella corte, osservava che i cognati della morta, pei quali il testamento non aveva nessun interesse, erano più impazienti di conoscerlo che gli stessi figliuoli. Ma ormai la curiosità di tutti era divenuta insofferente e quasi nervosa: i lavapiatti, sopraggiungendo per aiutare il principe al ricevimento, scambiavano esclamazioni: «Oramai ci siamo! Fra qualche mezz’ora!....» Il Priore venne con Monsignor Vescovo, riprotestando che la propria presenza era inutile; il principe ripetè che voleva tutti. Il giudice col notaio Rubino arrivò nello stesso tempo che il marchese con