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I Vicerè | 521 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:523|3|0]]casa: chiamavano un dottore, applicavano vesciche di ghiaccio alla fronte del principe. Ella andò a cadere dinanzi all’imagine di Maria Santissima. Un rimorso, dopo la scena disgustosa, dopo le terribili parole del fratello, le serrava il cuore, per non aver voluto offrire in olocausto l’amor suo, le sue speranze di bene, per evitare la lite violenta e la tremenda accusa. Ella chiedeva perdono alla Vergine del suo egoismo, le chiedeva conforto ed aiuto, tremante di paura, malferma come se il suolo oscillasse sotto le sue ginocchia. Ed era ancora in ginocchio, quando fu sorpresa dalla principessa che la chiamava al capezzale del padre.
— Figlia mia! Figlia mia!... Che cuore di figlia!... Sì, prega la Madonna santa che torni la pace: Ella sola oramai può fare questo miracolo... Tuo padre non vuole più vederlo, non lo vuole più in casa; ed egli non cede!... Tu no! Tu no!...
E tra i baci e le lacrime, le parlò di qualcuno, di lui, dandole la notizia che era partito:
— Era il meglio che potesse fare. Tu forse lo guardavi con simpatia: non te ne incolpo: siamo tutte state ragazze e so come vanno queste cose. Ma saresti stata certo infelice con lui, e tuo padre, il cui unico scopo è la tua felicità, non voleva... Non ti avrei parlato di queste cose senza i dolori che soffriamo, e se non sapessi che tu sei tanto buona, tanto giudiziosa da comprendere che tuo padre non può voler altro che il tuo bene. È vero, figlia mia?...
La prima volta, dopo quella scena, che il principe udì nominare il figliuolo, gridò:
— Non parlate più di cotesto jettatore! Non lo nominate più! O mando via tutti...
La rottura fu definitiva. Il duca, messo a giorno dell’accaduto, venne a prendersi Consalvo e lo condusse per alcune settimane in campagna. Di ritorno, fu deciso che il principino sarebbe andato ad abitare la casa che il