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I Vicerè | 533 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:535|3|0]]idea: «Io, veramente non sarei alieno dal concetto storicamente più estetico e scientificamente più razionale della cremazione...» ma le unanimi, vivaci proteste di una dozzina di consiglieri clericali lo fecero accorto che sbagliava strada.
Lì dentro, e nel paese, i clericali erano una forza con la quale bisognava patteggiare. Già essi avevano notato che il principino, imbandierando e illuminando la sua casa per tutte le feste costituzionali e democratiche, pareva non accorgersi delle solennità religiose, della festa di Sant’Agata specialmente. La celebravano, come sempre, due volte all’anno: in febbraio e in agosto; ma un’amministrazione libera-pensatrice, giudicato che una sola gazzarra bastasse, aveva soppresso dal bilancio l’assegno per la festa estiva. Questo fu il segnale di una specie di guerra civile. Dal pulpito, nei confessionali, nelle sacrestie i preti incitavano i fedeli alla riscossa: i liberali si ostinavano nel loro proposito, gl’indifferenti erano costretti a prendere un partito, e le cose minacciavano di guastarsi. Il consiglio fu chiamato a decidere. Una folla straordinaria assistè alle tempestose sedute: sagrestani, scaccini, appaltatori e mercantucci interessati alla festa pel guadagno che ne speravano; giornalisti improvvisati badavano a stendere precise relazioni del dibattimento e divulgarle. I campioni liberali facevano grandi sfoggi di eloquenza, ma erano fischiati di santa ragione; i clericali, quasi tutti poveri oratori, erano invece portati alle stelle. Il duca d’Oragua non parlava, come non aveva mai parlato, ma si sapeva che avrebbe votato a favore; Giulente, in cuor suo, era contrario, ma per far la corte allo zio avrebbe votato come lui. Con chi si sarebbe messo il principino? C’era una grande curiosità di saperlo; pertanto, il giorno che egli parlò, una folla tripla del consueto si stipava nella angusta sala e tendeva le orecchie dalle contigue. Egli cominciò a parlare in mezzo a un silenzio profondo. L’esordio accrebbe la curiosità, consistendo al solito nella ripetizione laudativa di tutto ciò che avevano