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556 I Vicerè

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:558|3|0]]quel malvagio e dei suoi accoliti, a vedere le loro scelleraggini, ad assistere alle loro gozzoviglie, Ximena facevasi usbergo sempre più saldo della sua fede, pregando ai traviati il perdono dell’Onnipotente: ma la nequizia di quel tristo suo sposo, irritata da tanta esemplare santità, offesa dalla protezione che la consorte prestava ai poveretti caduti nelle unghie di lui, mise Ximena a tal prova, che la stessa penna arrossisce in narrandola. Una sera, ebro per la gran quantità di vino tracannato, lasciò che i suoi amici penetrassero nella camera nuziale, dove Ximena riposava dopo una giornata tutta spesa nel pregare e nel fare il bene. Desta d’un tratto la meschina, e atterrita dagli sguardi disonesti di quegli ubriachi, salta giù dal talamo, cadendo ai piedi d’una Sacra Imagine della SS. Vergine dell’Aiuto che teneva sempre con gran devozione al capezzale; ed ecco nuovo prodigio operarsi: s’arrestano gl’imbestialiti, quasi magico cerchio impedisca loro appressarsi alla donna: e tornati a un tratto alla ragione, allontanansi facendo il segno della croce dinanzi alla Imagine.»

Partito un bel giorno il conte pei suoi possedimenti di Spagna, e restata sola in Sicilia la sposa, tutto s’era a un tratto mutato nel castello di Motta-Reale. «Dove prima echeggiavano osceni canti, e ferri incrociati, e colpi di fuoco, e grida selvaggie e lugubri lamenti, solo le laudi dell’Altissimo salirono al cielo. Quel luogo, già terrore dei viandanti, divenne ritrovo di derelitti e di infermi, attirati dalla gran fama di carità della contessa. Alloggiava dessa i pellegrini, adottava gli orfanelli, soccorreva i bisognosi, curava gli ammalati, e le sue mani stesse medicavano le piaghe e le ferite e prodigiosamente le risanavano. In quei luoghi dove tanti miseri erano caduti vittime del conte, altari e croci s’alzarono, ad espiazione degli antichi delitti, a conversione dei miscredenti. Tutte le sostanze di Ximena furono spartite alle chiese; essa viveva vita frugale, dicendo: «Il poco mi soverchia, il molto mi spaventa.» Non contentavasi che i poveri venissero a lei ma sì andava ai poveri,

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