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I Vicerè 563

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:565|3|0]]va bene!...» Egli volse le spalle alla vecchia pazza. Ma come chiamar Teresa? Consalvo rideva tra sè, vedendo lo zelo col quale costei andava accoppiando i parenti recalcitranti. Per metter pace tra gente che il domani avrebbe ricominciato ad azzuffarsi, per dar prova d’obbedienza a quei birbanti del padre e della madrigna, perchè si dicesse che ella era una figliuola modello, aveva rinunziato all’amore di Giovannino, sposava quel citrullo del duca!

— Sei contenta? — non potè fare a meno di domandarle, a quattr’occhi.

— Sì, — ella rispose; e la tristezza del sacrifizio che le velava la fronte si diradò per dar luogo alla serenità del dovere compìto...

Ora, mentre questo avveniva nella Sala Gialla, Baldassarre, nell’anticamera, parlava solo, fuori di sè:

— Guardate un po’... E io che non credevo!... Adesso anche lei!... Ma allora come sono, tutti pazzi?... Questa no! Non dovevano farmela!...

No, fino all’ultimo momento egli non aveva creduto a quel che gli diceva tutta la città: «Il duca! Sposa il duca!» No, rispondeva egli a tutti con un sorriso di compassione, come uno che la sa più lunga degli altri.... Adesso, vedendo tutta quella gente riunita, il duca seduto accanto alla padroncina, la padroncina che riceveva i complimenti di tutti, la testa cominciava a girargli. Il sangue degli Uzeda si risvegliava in lui. Dopo cinquant’anni di devozione sconfinata, di obbedienza cieca, di volontà annichilita, egli aveva espressa un’opinione, annunziato un avvenimento. Tutto lo aveva persuaso a crederlo immancabile; quando il principe si era opposto, egli aveva fatto assegnamento sulla volontà dei giovani. Invece, il barone se n’era andato ad Augusta, la principessina sorrideva al duca. Allora voleva dire che pel capriccio di coloro, per la loro stramberia, la parola di lui, Baldassarre, non valeva niente? Egli valeva meno, in quella casa, del manico della granata?... E parlava solo, non udiva gli squilli del campanello,

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