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I Vicerè 583

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:585|3|0]]ad ogni buon fine, per sè come pei lavoratori, era bene che il sovrano rimedio non mancasse mai.

Una bella sera d’estate, Teresa e la duchessa madre, lasciato a casa, in custodia della cameriera, il duchino, e presa in carrozza la balia col figliuolo più piccolo, facevano la consueta passeggiata. Il baroncino lattante, cullato dal moto dolce del legno, dormiva in mezzo a una nube di garza sulle ginocchia della nutrice. Teresa portava per la prima volta un abito molto ricco arrivatole da qualche giorno da Torino; ella vedeva che tutte le signore le cui carrozze incrociavansi con la sua si voltavano, esaminandola, ammirandola. La carrozza salì fino alla Madonna delle Grazie; le padrone e la balia scesero, entrarono nell’angusta cappella e s’inginocchiarono dinanzi all’altare. Teresa aveva chinato gli sguardi per evitare la vista del muro pieno di voti orribili, del carnaio che la disgustava ora come l’inorridiva bambina; ma, fissando l’imagine della Vergine, le diceva tutta la sua gratitudine per le grazie di cui la colmava. Sentivasi tanto calma, da un certo tempo; quasi felice! Da un pezzo nulla più la turbava; nessun soccorso aveva da chiedere alla Madonna. Sì, la salute sempre malferma di suo padre, l’umor tetro che lo rodeva dopo l’operazione chirurgica. Chiuso, cupo, cruccioso, con più bisogno di prima di prendersela con qualcuno, egli era tornato a rimugginar l’idea di dar moglie a Consalvo. Quantunque non parlasse e paresse non occuparsi di quel jettatore, rodevasi al pensiero della fine della propria razza, se quel jettatore non prendeva moglie. E gli aveva cercato un nuovo partito, a Palermo, un partito che tutti assicuravano straordinario; ma Consalvo aveva detto ancora di no, e il principe aveva rotto un’altra volta più violentemente con lui.... Teresa pregò più a lungo, pertanto; poi si segnò e sorse in piedi. La suocera era già alzata; la balia, l’umile contadina che reggeva in braccio il frutto delle sue viscere, finiva di pregare; il bambino, destato dallo scalpiccìo dei passi, dal borbottare dei ciechi questuanti, guardava la fiamma

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