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594 I Vicerè

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:596|3|0]]piuttosto non aveva compreso che quell’intimità potesse far nascere un sospetto orribile: ma adesso la sua mente cominciava a rischiararsi: sì, non le era fratello, era un estraneo, un uomo che ella aveva amato altra volta.... Bisognava dunque che egli andasse via, che se ne stesse lontano, come nei primi anni del matrimonio, come prima della malattia.... Sì, andarsene via.... E ad un tratto ella comprese una cosa più terribile di tutte: che ciò era impossibile, perchè ella lo amava. All’idea di non vederlo più, al pensiero di rompere quella cara e dolce comunione di anime, ella sentì lacerarsi il cuore. E poichè non più lampi interrotti, ma una luce cruda illuminava adesso il suo pensiero, ella riconobbe che non lo amava soltanto per la compagnia spirituale, ma tutto, anima e corpo, come prima, come sempre....

Suo marito s’era fatto più grasso e più goffo, aveva perduto gli ultimi capelli: il suo cranio lucido le faceva ribrezzo. All’idea di passar la mano sulla chioma folta e odorosa di Giovannino ella tremava.... Perchè s’accordavano nei giudizii, nei gusti, nelle opinioni? Perchè si amavano!... Perchè ella sola, nel tempo che egli soffriva, era stata buona a sedare lo spirito inquieto? Perchè si amavano!... S’amavano, voleva dire che erano infami! Tanto più degni d’eterna dannazione, quanto più sacri erano i vincoli che avrebbero dovuto rispettare!... Lei, la santa!... la santa!...

Ed alla sua mente atterrita parve che il peccato fosse commesso, senza più scampo. Tutte le volte che Giovannino le stava vicino, ella tremava come dinanzi al testimonio ed al complice della propria colpa. Lo evitava, non lo guardava più in viso, smaniava quand’egli teneva in braccio i nipotini, baciandoli lungamente, avidamente, quasi baciasse lei stessa, una parte della sua carne.... «Che avete, Teresa?» le domandava egli; e l’imbarazzo, la freddezza di lei divenivano più grandi, poichè non le diceva più cognata, ma la chiamava per nome, ed ella stessa lo chiamava per nome, tanto la loro intimità s’era stretta. Michele, la suocera comin-

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