Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
598 | I Vicerè |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:600|3|0]]ma con un pensiero egualmente colpevole — contro quella povera ella vita s’era ribellata... Perchè?... Come era stato possibile?... Se egil aveva torti, adesso li pagava, con un supplizio atroce. E se aveva torti, toccava a lei giudicarlo? Egli non aveva posto opera a farla felice: poteva giudicarlo per questo?... E dov’era la felicità? Sarebbe ella stata felice altrimenti? Chi sa quali altri dolori, quali altre miserie l’avrebbero attesa... «Quanti dolori! Quante miserie!...» E sempre il gesto del chirurgo che incideva la viva carne le stava dinanzi agli occhi... Pensava suo padre a queste cose? Riconosceva d’essersi ingannato?... Ella non doveva giudicarlo; ma perchè dunque le tornavano a mente tutte le accuse che aveva udito ripetere contro di lui: che era stato duro, falso, violento; che aveva spogliato le sorelle e i fratelli, e falsificato il testamento del monaco, e lasciato morire accattando lo zio, e amareggiata la vita e affrettata la morte della moglie, della madre di lei?.. Erano vere queste cose? Era egil così tristo?... Se l’invidia, la malignità lo avevano calunniato, quanto più tristo era il mondo? Che tristo e orribile mondo, quello dove l’odio tra padre e figlio poteva allignare!... Egli non voleva veder Consalvo; il sacrifizio di lei era stato dunque inutile! Sarebbe morto senza vederlo, bestemmiando e piangendo. «Che mondo di tristezza, che mondo di miseria!...» Allora, rapidamente, quasi i cavalli che la trascinavano la trasportassero indietro nel tempo, ella pensò alla Badìa, dove, fanciulla, s’era sentita opprimere, come ad un sicuro rifugio, a un porto riparato dalle tempeste.... Beata, sì, la zia monaca che passava i suoi giorni, tutti eguali, tra le preghiere e le semplici cure della santa casa, fuor della vista del male, al sicuro dalle tentazioni, dagli errori e dalle colpe. Ella pensava: «Perchè ho avuto paura del monastero?... Così vi fossi entrata per sempre!...» L’imaginazione dolente riconosceva adesso che la verità era lì, in quel silenzio, in quella solitudine, in quella rinunzia. «Vi entrerei ora?» chiedeva a se stessa; e rispondeva: «Ora, all’istante!» Che era la vita se non