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I Vicerè | 611 |
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— Ah, quest’armi maledette!... Credeva che il revolver fosse scarico... Povero Giovannino!... Che disgrazia!...
Nessuno osò rispondere. Prima che sopraggiungesse la giustizia, egli tolse l’arma che il morto stringeva nel pugno, ne cavò le cinque cartuccie rimaste, e la ripose in mano al cadavere. E al pretore, che saputa la morte del principe Giacomo, gli diceva con aria dolente:
— Signor principe!... Che disgrazie!... Due in una volta!... Non pare credibile!...
— Non pare, davvero... — confermò egli, con chiara voce, interamente rassicurato.
Il «signor principe» che gli dava per la prima volta il magistrato gli rammentava che una nuova êra s’apriva per lui. La fermezza di cui aveva dato prova, la prontezza con cui aveva visto quel che doveva fare lo rassicuravano: egli non aveva paura di cadere nelle pazzie degli Uzeda; dei suoi aveva soltanto la ricchezza e la potenza. E l’inganno in cui trascinava la giustizia non era l’ultimo motivo del suo compiacimento; egli diceva al pretore:
— Il mio povero cugino era solo in casa... aveva la passione delle armi... Credette che questo revolver fosse scarico... Invece, guardi, c’era una sola cartuccia dimenticata...
VIII.
Le due duchesse stettero un mese fra la vita e la morte. Il dolore della madre fu terribile, poichè ella vide nella spaventosa disgrazia la mano di Dio. Quella morte era stata permessa affinchè ella scorgesse il proprio errore e misurasse la colpa commessa disamando, trascurando, disprezzando quel poveretto. Ella aveva quasi calcolato sulla morte di lui, perchè l’altro ne godesse! Non s’era neppur ravveduta alla prima minaccia, quando lo sventurato era stato sull’orlo della