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I Vicerè | 623 |
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— Tu hai fatto questo.... hai fatto questo pei tuoi fini, per lasciar nell’imbroglio me?... Per rovinarmi?... Per prendere il mio posto?...
Consalvo lo guardò con un ambiguo sorriso, fingendo di non capire.
— Che avete?... Calmatevi!... Non capisco...
— È vero che presenti la tua candidatura?
— Forse, se avrò probabilità di riuscire...
— E non sapevi... non sai che il posto è mio? Che da tanti anni lo aspetto? Che tuo zio me l’aveva promesso?...
— Posto? — fece Consalvo, con la stess’aria d’ingenuo stupore. — Qual posto? Con lo scrutinio di lista non ci sarà più un posto solo, ce ne saranno tre.
— E ridi, anche? Mi canzoni, anche? Dopo avermi preso il posto, a tradimento?
Il sorriso scomparve dal viso di Consalvo.
— Vi faccio osservare che siete riscaldato e che non riflettete a quel che dite.
— Ah, non rifletto?
— Qui non si tratta di posti di platea, dove siede chi ha pagato il biglietto. Io non v’ho preso nulla, per la semplicissima ragione che nulla avevate. Se credete di poter riuscire, nessuno v’impedisce di presentarvi. Se da parte mia avrò questa persuasione, mi presenterò anch’io. La nostra parentela non è così stretta da renderci incompatibili. Non c’è nessun impegno tra noi; ognuno è libero di far quel che crede...
— E tu sei anche libero di piantarci in asso, ora che vedi il baratro spalancato?...
— Non c’è baratro. C’è qualche difficoltà da superare; vuol dire che avrete l’agio di far valere la vostra abilità....
Il sangue montò alla testa di Benedetto.
— Siete tutti d’una razza! — gridò improvvisamente; — tutte birbe matricolate...
Consalvo lo guardò un momento nel bianco degli occhi. A un tratto gli sparò una risata sul muso, gli voltò le spalle e scomparve.