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62 | I Vicerè |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|I Vicerè.djvu{{padleft:64|3|0]]me dispiace per quest’intrusa, che metterà ancora un altro poco di superbia....
Pesavano sulla contessa Matilde gli sguardi irosi o severi di don Blasco, della cugina, del principe. Tutte le volte che Baldassarre s’era diretto a lei per servirla, qualcuno aveva fatto cenno al maestro di casa di servire un’altra o un altro. E adesso rimaneva lei soltanto; ma donna Ferdinanda, fatto venire il principino Consalvo, se lo mise a sedere sulle ginocchia e chiamò:
― Qui, Baldassarre....
III.
Da quel giorno, don Blasco non ebbe più pace. A lui come a lui, che l’eredità andasse spartita in un modo piuttosto che in un altro, importava meno d’un fico secco; ma fin da quando egli era entrato al convento, non avendo più affari proprii, la sua costante preoccupazione era stata di ficcare il naso in quelli degli altri.
Ragazzo, egli aveva visto i bei tempi di casa Uzeda, quando suo padre, il principe Giacomo XIII, spendeva e spandeva regalmente, con venti cavalli in istalla, uno sciame di servitori e un’intera corte di lavapiatti che prendevano posto alla tavola imbandita giorno e notte. Allora, il futuro Cassinese non aveva udito altri discorsi fuorchè quelli delle straordinarie ricchezze di suo padre, dei grandi feudi che possedeva, delle rendite che riscoteva da mezza Sicilia; e glie n’era naturalmente venuta una smania di godimenti, un’ingordigia di piaceri che ancora non sapeva precisare egli stesso; quando un bel giorno fu messo al noviziato di San Nicola e poi costretto a pronunziare i voti. Tutte quelle ricchezze erano del fratello primogenito: a lui non toccava altro che la dotazione di trentasei onze l’anno indispensabile per entrare nella ricca e nobile badia!... Si scialava, veramente, a San Nicola, forse meglio che in casa Francalanza. Il convento, immenso, sontuoso, era agguagliato ai palazzi